ipertensione arteriosa sistemica

Che cos'è l'ipertensione arteriosa?

Si definisce ipertensione arteriosa uno stato costante e non occasionale in cui la pressione arteriosa è elevata rispetto a standard fisiologici considerati normali. Secondo i criteri accreditati dall’OMS una persona è ipertesa (ha la pressione alta) quando la pressione arteriosa minima (ipertensione diastolica) supera "costantemente" il valore di 85 millimetri di mercurio (mmHg) o la pressione massima (ipertensione sistolica) supera il valore di 140 millimetri di mercurio (dopo i 60 anni di età si accettano valori leggermente più alti) in maniera costante.

Definizione e classificazione dell’ipertensione arteriosa

L’OMS propone due classificazioni dell’ ipertensione.

1. Una è basata sui livelli della pressione, come riportato nella tabella, distinguendo un’ipertensione “lieve”, una “moderata” e una “grave”, termini che sono stati mantenuti invariati rispetto al 1978 per il loro uso ormai consolidato nel contesto clinico.

Categoria

PAS

PAD

Ottimale

<120

<80

Normale

<130

<85

Normale alta

130-139

85-89

Ipertensione di 1° grado, lieve

140-159

90-99

sottogruppo: ipertensione "di confine"

140-149

90-94

Ipertensione di 2° grado, moderata

160-179

100-109

Ipertensione di 3° grado, severa

> = 180

> = 110

Ipertensione sistolica isolata

> = 140

<90

Borderline

140-149

<90

 

 

 

 

 

 

2. La seconda classificazione si basa sull’entità del danno d’organo causato dall’ ipertensione e, in funzione di questo, essa viene distinta in “stadi”; questo termine aiuta ad illustrare il concetto che lo sviluppo del danno d’organo progredisce in funzione del tempo e del grado di elevazione della pressione stessa. 

Classificazione dell’ipertensione sulla base del danno d’organo

Stadio I

Nessuna manifestazione di danno d’organo

 

 

Stadio II

Almeno una delle seguenti manifestazioni di danno d’organo:

Ipertrofia ventricolare sinistra (scoperta con ECG, Rx torace, ecocardiogramma)

Restringimento delle arterie retiniche generalizzato o focale

Microalbuminuria, proteinuria e/o lieve incremento della concentrazione plasmatica di creatinina (1.2-2.0 mg/dl)

Dimostrazione radiologica o ecografica di placche aterosclerotiche (nell’aorta o nelle carotidi o nelle arterie iliache e femorali

 

 

 

Stadio III

Comparsa di sintomi e segni correlati al danno d’organo. Questi comprendono:

  • Cuore: angina pectoris, infarto miocardico, insufficienza miocardica.

  • Cervello: ictus, attacco ischemico transitorio (TIA), encefalopatia ipertensiva, demenza vascolare.

  •  Fondo oculare: emorragia o essudati retinici con o senza papilledema (queste lesioni sono patognonomiche di ipertensione maligna o accelerata).

  •  Rene: concentrazioni plasmatiche di creatinina >2.0 mg/dl, insufficienza renale.

  • Vasi: aneurisma dissecante, arteriopatia obliterante sintomatica

Il fatto che sia costante è fondamentale perché sono molte la variazioni che può subire la pressione arteriosa sia in alto sia in basso:

  • la pressione (prevalentemente la massima - sistolica) aumenta con l’età probabilmente per l‘inevitabile maggiore rigidità dei vasi arteriosi durante il fisiologico processo di invecchiamento;
  • sia la "massima" sia la "minima" sono più alte al mattino appena svegli (come se il corpo richiedesse più forza del sangue per riprendere meglio l’attività quotidiana), si riducono durante la giornata per aumentare un poco verso la sera fino a nuovamente ridursi di molto mentre si dorme;
  • i valori pressori si alzano in occasione di intensi sforzi fisici ed intensi fattori emotivi.

 

 Occorre fare attenzione al fatto che il termine iperteso viene usato spesso per indicare aspetti caratteriali quali ansietà, nervosismo, tensioni e paure. Fa parte del linguaggio comune e ci si riferisce ad una 'esaltazione (ipertensione) nervosa (emotiva) che rende il soggetto eccitabile, inquieto, frenetico, agitato. Nel linguaggio propriamente medico il soggetto iperteso non è quello 'nervoso' ma quello che presenta valori di pressione arteriosa stabilmente superiori a 160 e 90 mmHg; cioè l'ipertensione di cui stiamo parlando non è quella "emotiva" ma quella arteriosa.

 

Come ci si accorge di essere ipertesi?

L’ipertensione arteriosa è una tra le malattie più diffuse nei paesi industrializzati, si riscontra nel 20% della popolazione adulta ed è considerata uno dei maggiori problemi clinici del Ventesimo secolo. È una malattia che non si manifesta con segni o sintomi particolari. Infatti è difficile che l’ipertensione dia inizialmente dei disturbi. Spesso chi è iperteso lo scopre occasionalmente in una visita medica senza sapere magari di esserlo da tempo.  

Solo in alcune situazioni, infatti, la pressione alta dà segni di sé e cioè quando si innalza di molto e rapidamente (crisi ipertensiva) per svariate ragioni non sempre ben identificabili. In quest’ultimo caso i sintomi possono essere: mal di testa improvviso (pulsante e interessante il capo globalmente), sensazione di testa pesante, ronzii alle orecchie, vertigini o instabilità nel mantenere la stazione eretta, facile affaticamento, disturbi visivi, palpitazioni, impotenza e, non raramente, perdita di sangue dal naso.

 Normalmente però non ci si accorge di avere la pressione alta e i disturbi che provoca sono legati ai danni indotti su alcuni organi, particolarmente sensibili, dal suo perdurare come il cuore, i reni e il cervello. Infatti può colpire, senza preavviso, persone di qualsiasi età e condizione sociale, per cui qualcuno parla di “killer silenzioso”.

Comunque è sufficiente un esame banale, molto facile da eseguire ed assolutamente indolore, per sapere se la propria pressione è elevata o se possiamo stare tranquilli.

Prevalenza dell'ipertensione arteriosa secondo l'età

Gli studi epidemiologici ci dicono che il problema è molto esteso: si calcola che nei paesi industrializzati un cinquantenne su quattro ha la pressione alta ed a 65 anni uno su tre, per cui in Italia vi sono circa sette milioni di ipertesi, di cui solo la metà è al corrente della malattia e solo la metà di questi si cura.  

Oggi c'è maggior attenzione di un tempo, per cui i soggetti che sono consapevoli di essere ipertesi sono aumentati e con essi pure quelli che si curano in modo corretto. Ma non siamo ancora ai livelli ottimali.

età (anni)

percentuale

18-22

4%

30-39

11%

40-49

21%

50-59

44%

60-69

54%

70-79

64%

oltre 80

65%

 

Quale è la causa?

I medici distinguono due tipi di ipertensione arteriosa: una detta "essenziale" e l’altra denominata "secondaria".

Nella grande maggioranza dei pazienti (~ 95%) non è possibile riscontrare una causa vera e propria dell'ipertensione, che viene pertanto definita essenziale o primitiva. Le ipotesi scientifiche più fondate fanno dipendere elevati valori pressori dall'interazione di numersi fattori: predispozione ereditaria (fattori genetici), condizioni ambientali, disturbi elettrolitici (che influiscono sui meccanismi attivi nelle membrane cellulari), aumentata reattività vascolare e nervosa agli stimoli.

Le forme di ipertensione arteriosa secondaria sono più rara (~ 5% dei casi). Sonno quelle che si innestano in specifiche condizioni patologiche o tossiche. In questi casi l’aumento dei valori pressori è dovuto ad una causa precisa: una malattia (renale, ormonale o nervosa), una condizione critica transitoria (stress acuto per interventi chirurgici, ustioni, ecc), una tossiemia gravidica o per effetti collaterali da farmaci (contraccettivi orali). La rimozione di queste cause, quando possibile,  determina il ripristino di una condizione di normalità pressoria.