dislipidemie

Le iperlipidemie (tassi sanguigni troppo elevati dei lipidi) favoriscono l'insorgenza dell'arteriosclerosi. In questo contesto un ruolo importante spetta al colesterolo, sostanza simile ai grassi che nell'organismo umano svolge numerose funzioni. L'organismo produce da sé la maggior parte del colesterolo, ma ne assorbe anche dall'alimentazione.

Un tasso sanguigno troppo elevato dei lipidi (per predisposizione ereditaria o a causa di un'alimentazione con troppi grassi o colesterolo) favorisce in modo determinante l'arteriosclerosi.

Un effetto sfavorevole l'ha specialmente un eccesso di colesterolo LDL. Per contro, un tasso elevato di colesterolo HDL è auspicabile perché esso partecipa alla degradazione del colesterolo LDL. Inoltre il processo arteriosclerotico è favorito dai trigliceridi (grassi neutri), che provengono dall'alimentazione e sono trasportati dal sangue nei depositi di grasso dell'organismo.

L'alcool e gli alimenti contenenti zucchero fanno aumentare il tasso dei trigliceridi.

 

Anomalie dei livelli di lipidi sierici

 

Alti livelli di colesterolo nel sangue ( = ipercolesterolemia) sono dovuti ad alterazioni metaboliche di natura genetica o/ed errori nella dieta e predispongono all'aterosclerosi.

  • Devono anche essere tenuti in considerazione i livelli della frazione di colesterolo LDL (Lipoproteine a bassa densità) che rappresenta il colesterolo che tende a depositarsi e a danneggiare le pareti dei vasi sanguigni (il colesterolo "cattivo") e che dovrebbe idealmente essere al di sotto dei 115 mg/dl.

  • Il colesterolo HDL (Lipoproteine ad alta densità) è invece la frazione del colesterolo destinato ad essere eliminato efficacemente dal nostro organismo (colesterolo con funzione di "spazzino") e per questo alti valori di HDL hanno una funzione protettiva (il colesterolo "buono").

C’è infatti una diretta associazione fra i livelli di LDL e il rischio di coronaropatia; mentre i livelli di HDL sono inversamente correlati con il rischio di coronaropatia.

 

L’ipertrigliceridemia è comunemente associata con l’obesità, il diabete mellito e l’insulino-resistenza; essa sembra costituire un importante fattore di rischio indipendente nelle persone con bassi livelli di LDL o HDL e nelle persone più giovani. Non tutti i tipi di ipertrigliceridemia possono essere aterogeni. Le particelle più piccole e più dense delle lipoproteine a densità molto bassa comportano il rischio maggiore.

 

Orientamenti per la cura dell'ipercolesterolemia

L'obiettivo ideale per la colesterolemia totale è stato portato recentemente a 190 mg/dl e i livelli "desiderabili" di HDL-colesterolo superiori a 35 mg/dl mentre quelli di LDL-colesterolo al di sotto di 130 mg/dl.:

I soggetti con valori compresi tra i 200 e i 239 mg/dl sono considerati a "rischio moderato", mentre quelli con valori superiori ai 240 mg/dl, a "rischio elevato".

Le principali cause della riduzione delle HDL sono

  • il fumo di sigaretta,

  • l’obesità 

  • l’inattività fisica.

Un ridotto livello di HDL è anche associato con l’uso di steroidi androgeni e composti correlati (inclusi gli anabolizzanti), beta-bloccanti, ipertrigliceridemia e fattori genetici.

Il livello di colesterolo e la prevalenza di coronaropatia sono influenzati da fattori genetici e ambientali (inclusa la dieta). Persone con bassi livelli sierici di colesterolo che si spostano da un Paese a bassa prevalenza di coronaropatia verso un Paese ad alta prevalenza e che tendono a modificare le proprie abitudini alimentari sviluppano elevati livelli di colesterolo con un aumento del rischio di malattia coronarica.

Per la correzione dell'ipercolesterolemia si può attualmente ricorrere non solo ad espedienti dietetici ma anche a terapie farmacologiche efficaci dietro consiglio del proprio medico curante.

L'abbassamento del colesterolo, con alcuni farmaci, riduce la mortalità da cardiopatia ischemica e le sue complicanze, sia nei soggetti già affetti da tale malattia (prevenzione secondaria) che in quelli ancora apparentemente sani (prevenzione primaria).
Certamente l'igiene adeguata, sia alimentare (dieta corretta) che fisica (attività motoria regolare) possono evitare, in molti casi, l'assunzione di farmaci.