prolasso della mitrale

 

 

1) Cos’è e come lavora la valvola mitrale?

La valvola mitrale è una delle quattro valvole del cuore.  Essa separa l’atrio sinistro dal ventricolo sinistro ed è formata da due lembi. Questi hanno una forma analoga ad un paracadute e sono attaccati ai loro muscoli di sostegno(muscoli papillari) mediante delle corde tendinee che aiutano la chiusura dei lembi. Con il suo movimento di apertura e chiusura la valvola mitrale assicura la progressione del sangue dall’atrio sinistro al ventricolo sinistro. Il movimento di chiusura, in particolare, impedisce che il sangue pompato dal ventricolo sinistro torni indietro verso l’atrio sinistro. In questo modo il sangue progredisce regolarmente, attraverso la valvola aortica, verso l’aorta e il resto del corpo.

2) Cos’è il prolasso della mitrale (PVM)?

Nel prolasso della mitrale, uno o entrambi i lembi della valvola mitrale sono allentati o allargati e/o le loro corde di supporto sono troppo lunghe. Di conseguenza, quando il ventricolo sinistro si contrae, i lembi della valvola mitrale si spostano bruscamente indietro verso l’atrio sinistro.

Il lembo mitralico anomalo produce un retroflessione (un "inginocchiamento" che sporge come una “protuberanza” ) sul pavimento dell’atrio, per cui si parla di “prolasso” del lembo valvolare. Questo a volte fa sì che non ci sia più una chiusura corretta della valvola permettendo che una piccola quota di sangue torni indietro attraverso la valvola durante la contrazione sistolica (insufficienza valvolare).

 

Qualche volta quando il prolasso dei lembi valvolari, può produrre un" clic" che il medico percepisce auscultando il cuore. Il rigurgito di sangue favorito dall’insufficienza valvolare può suono “mormorato” che costituisce il soffio cardiaco sentito con un stetoscopio.

A proposito di "prolasso" la definizione dello Zingarelli parla di "fuoruscita di un viscere dalla cavità in cui è contenuto attraverso un'apertura naturale", in cardiologia il termine ha un significato meno drammatico perché definisce una condizione per la quale uno od entrambi i lembi della mitrale, a causa di un aumento di spessore o di una lieve alterazione della struttura, tendono a incurvarsi o sporgere (in termine inglese "bulging"), al momento della chiusura, verso l'atrio sinistro. In alcuni casi più rari, lo spostamento è molto accentuato, con uno o entrambi i lembi che sembrano quasi fluttuare (in inglese "billowing") verso la cavità dell'atrio sinistro. Il prolasso di uno o entrambi i lembi può, secondo il grado e l'entità, determinare una chiusura imperfetta e pertanto causare un rigurgito di sangue in atrio sinistro (insufficienza della valvola mitrale) in genere di minima o lieve entità. (Sandro Petrolati)

 

3) Quali sono le cause del prolasso della mitrale?

La causa del prolasso valvolare mitralico è tuttora sconosciuta. Nella maggior parte dei casi è un reperto isolato. Non è frequente il riscontro di altre anomalie del cuore associate come il difetto del setto interatriale, la malattie del muscolo cardiaco, di altre valvole cardiache o delle coronarie. Talvolta si riscontra nella sindrome di Marfan.

4) Il prolasso della mitrale è una malattia grave?

In linea di massima, no! Uno studio attento suggerisce che il prolasso della valvola mitrale è presente nel 2-3% della popolazione (Liberò, 1999) ed ha un andamento prevalentemente benigno. È più frequente nelle donne, specie nei soggetti longilinei o longitipo, per la frequente associazione anche con anomalie dello scheletro (ad esempio con la cosiddetta "schiena dritta", o di "pectus excavatum"). Frequentemente tale alterazione si ritrova nella stessa famiglia essendo, spesso, un'anomalia geneticamente determinata. Non sono però giustificati i timori di trasmettere una malformazione congenita ai propri figli, in quanto, in moltissimi casi, si tratta di anomalie di modesta entità.

Quali rischi corre chi ha un "Prolasso della mitrale"? In pratica nessuno, almeno nella stragrande maggioranza dei casi. Il soggetto portatore di un "piccolo prolasso della mitrale" senza significativo rigurgito o con rigurgito di lieve entità, svolge una vita assolutamente normale, può praticare sport, anche a livello agonistico (purché si sottoponga a tutti i controlli richiesti dal medico, a seconda del tipo di attività praticata). Limitazione per sport competitivo c’è in quei pazienti che presentano aritmie serie, insufficienza mitralica severa, la sindrome di Marfan (o altre malattie di tessuto connettive), o sintomi gravi come angina da sforzo od episodi sincopali.

Approssimativamente 40-60% dei pazienti sintomatici patiscono attacchi di panico. Essi non sono “matti” ma soltanto “agitati” da sintomi che sono veramente presenti, anche se non necessariamente pericolosi o gravi; non c’è rischio di morte. Con una istruzione corretta e uno stile di vita sano i sintomi possono essere alleviati, e controllati adeguatamente.

I lembi “prolassati” non degenerano nel tempo, ma la disfunzione valvolare può progredire. Tuttavia, solo raramente c’è bisogno di intervento chirurgico. Come per la maggior parte delle altre malattie delle valvole cardiache, è utile prendere degli antibiotici prima di cure odontoiatriche o chirurgiche o manovre strumentali cruente. Questo serve a prevenire che la valvola venga infettata da batteri.

5) Come si diagnostica il prolasso della mitrale?

In genere il difetto della valvola è di minima entità e viene rilevato casualmente durante un normale controllo medico o, più sovente, durante un esame ecocardiografico, magari richiesto dopo che il medico ha riscontrato un "soffio" cardiaco. Il soffio, talvolta, è proprio l'espressione di un rigurgito della valvola mitrale. Un altro reperto che il medico può rilevare (o descrivere nella diagnosi) è il "click" . Questo è un rumore talvolta generato dal lembo (o dai lembi) prolassanti nel momento di massima distensione. Assomiglia (con le dovute proporzioni!) al rumore di una vela nel momento in cui il vento la distende con forza (pensiamo all'apertura di uno spinnaker per gli esperti di vela). Il semplice rilievo di "click" o "soffio" non è indice di per se di gravità della malformazione.

L’esame strumentale più sensibile per la diagnosi di prolasso valvolare mitralico è l’ecocardiogramma che permette di descrivere il difetto valvolare e definirne l'entità. Con questa metodica, grazie all’utilizzo degli ultrasuoni, si ottiene una perfetta immagine delle valvole cardiache. Nel prolasso valvolare mitralico è possibile visualizzare lo spostamento del lembo mitralico anteriore o posteriore, o di entrambi, verso l’atrio sinistro durante la fase di contrazione del cuore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

« L'ecocardiogramma è in grado di definire con molta esattezza l'anatomia della valvola mitrale: l'eventuale ispessimento dei lembi, la presenza o meno di prolasso di uno o entrambi i lembi, la presenza (tramite il doppler) dell'eventuale insufficienza ed il grado del rigurgito (lieve, moderato o importante). Questo esame permette, inoltre, di svelare la presenza di eventuali altre anomalie cardiache associate (fortunatamente non frequenti) al prolasso della mitrale.

 

 

 

 

 

 

Secondo le maggiori società scientifiche cardiologiche internazionali, l'esecuzione dell'ecocardiogramma, per lo "screening" del sospetto prolasso della mitrale, senza rilievo di "click" o "soffio", non ha alcuna utilità, in quanto, in assenza di questi, eventuali minime alterazioni anatomiche della mitrale non hanno alcuna importanza, né rappresentano un pericolo per il soggetto.

Qualora il medico o lo specialista ritengano (per i sintomi riferiti o in base all'elettrocardiogramma) che possano esserci delle aritmie, potrà richiedere di eseguire un elettrocardiogramma continuo per 24 ore (esame Holter) mediante un piccolo registratore portatile. Specie per i giovani che praticano molto sport, o nei soggetti con attività lavorative particolari, si potrà richiedere anche un elettrocardiogramma con prova da sforzo (al cicloergometro o tappeto ruotante), per studiare il comportamento del cuore in situazioni di stress.

Un altro motivo per richiedere accertamenti specialistici, pur in assenza di sintomi, può essere la presenza di prolasso mitralico in membri della stessa famiglia, allorquando si debbano verificare o certificare le condizioni cardiovascolari per la pratica sportiva, gravidanza, o attività lavorative particolari. Quando l'ecocardiogramma ha rilevato un piccolo prolasso, l'esame Holter e l'eventuale test da sforzo risultano negativi, il soggetto può svolgere qualsiasi attività (ne sono esempio i numerosi atleti olimpionici, portatori di piccoli prolassi della mitrale).

Il medico o lo specialista cardiologo stabiliscono di volta in volta la periodicità dei controlli. Nei soggetti giovani (sotto i 25 anni) può essere richiesto di ripetere l'ecocardiogramma dopo 1 anno e ½ - 2 anni, per valutare l'eventuale accentuazione dell'anomalia. Può essere utile ripetere il test da sforzo se, come detto, il soggetto è un attivo sportivo. L'esame Holter può essere ripetuto qualora compaiano all'improvviso sintomi di aritmia, prima assenti. In ogni caso solo dopo la visita medica. La prognosi estremamente benigna di questa anomalie, nella stragrande maggioranza dei casi, non deve far ingenerare la "morbosa" richiesta di continui esami (specie ecocardiografici). Comunque nel caso il soggetto, nel corso degli anni, rilevi sintomi "nuovi" è bene informi tempestivamente il proprio medico che valuterà, di volta in volta, la necessità o meno di effettuare una visita specialistica o un accertamento diagnostico. Nella stragrande maggioranza dei casi il prolasso della valvola mitrale non rappresenta mai una "emergenza cardiaca", con le rarissime eccezioni di una infezione acuta della valvola (endocardite) o l'ancor più rara (in genere in soggetti anziani) rottura di uno dei lembi. Queste rare evenienze danno comunque sintomi rilevanti, che indirizzano facilmente verso la gravità del quadro clinico.»

Solo nei rari casi di prolasso valvolare mitralico con insufficienza valvolare importante può essere necessario il cateterismo cardiaco.

6) Quali sono i sintomi più comuni?

Generalmente nessun sintomo caratteristico. Talora, specie nei soggetti giovani, si possono avere:

  • Batticuore irregolare altrimenti noto come" palpitazioni." (battito cardiaco irregolare), in genere dovute a stress emozionali o stati d'ansia. Infatti, questa anomalia si associa talvolta ad una certa "suscettibilità" del muscolo cardiaco, per cui è più facile avere forme di aritmia (termine che indica "alterazione del ritmo cardiaco"), in genere "benigne" o semplici tachicardie (frequenza cardiaca aumentata). Non occorre terapia, salvo casi selezionati, nei quali emergono aritmie più importanti. In questi casi è lo specialista cardiologo a definire quale è il farmaco migliore per quel tipo di aritmia.

  • Tachicardia (battito cardiaco accelerato) associata spesso alla "sensazione di cuore che batte", anch'essa spesso conseguente a stati emotivi o stress mentali, ma che generalmente non comporta nessun danno al cuore, salvo i meno frequenti casi di "tachicardia parossistica" che richiedono opportune cure mediche.

  • Dolore toracico, causa di forti apprensione per la possibile somiglianza al dolore dell'angina pectoris (che invece è dovuta ad una malattia coronarica); molto spesso tali sintomi hanno caratteristiche ben diverse dalla classica angina e vengono definite dal medico "dolori toracici atipici"  (dolori puntiformi, con durata che va da pochi secondi a molte ore, insorgendo e risolvendosi spontaneamente), che non necessitano di alcuna terapia specifica. Per togliere ogni dubbio (ed ansia!) sulla possibile origine del dolore può essere utile sottoporsi ad elettrocardiogramma sotto sforzo.

Purtroppo accade che i soggetti che apprendono casualmente di avere un "prolasso della valvola mitrale", fino a quel giorno privi di qualsiasi disturbo, iniziano ad avere "strani sintomi" o malesseri, il più delle volte legati solo all'ansia di avere una "cardiopatia". Questi disturbi non sono propriamente dovuti al prolasso valvolare ma allo stile con cui il soggetto percepisce e gestisce questa particolarità del suo cuore.

  • Nella maggior parte dei casi, una volta informato correttamente, il paziente vive una vita normale, senza disagi particolari.

  • Alcuni soggetti invece possono accusare sintomi vari come: facile affaticamento (non tanto perché manchino veramente le forze, quanto perché sono spesso in stato di tensione psicologica o di apprensione per quel che si sentono succedere); attacchi di panico per lo spavento indotto dall’insorgenza improvvisa di palpitazioni o dolorabilità toracica; insonni ansiosa; capogiri; formicoli alle estremità degli arti; problemi intestinali …

7) Come si cura il prolasso della mitrale?

La storia naturale del prolasso valvolare mitralico è molto varia.

  • Nella maggior parte dei casi, comunque, non compare alcun disturbo e pertanto non è necessaria alcuna terapia.

  • Solo un piccolo numero di pazienti presenta un prolasso valvolare mitralico con insufficienza valvolare; in questi casi è necessario assumere degli antibiotici in caso di manovre chirurgiche o strumentali e di cure dentarie. Questo al fine di evitare che la valvola possa essere infettata dai batteri. Inoltre, occasionalmente è necessaria somministrare una terapia a pazienti che presentino dolori al torace o disturbi del battito cardiaco.

  • Solo in casi molto rari si può sviluppare una insufficienza mitralica importante, improvvisa o progressiva, che può talvolta rendere necessaria la sostituzione valvolare.

 

La maggior parte dei pazienti con prolasso valvolare mitralico, comunque, svolgono una vita attiva senza alcuna restrizione. È importante, quindi, che il prolasso valvolare mitralico venga riconosciuto precocemente e seguito nel tempo. Sarà il medico curante a stabilire il livello di attività più adatto per ciascun paziente e se, in alcuni casi selezionati, si renderà necessaria una terapia specifica per prevenire o curare occasionali disturbi legati a questa sindrome.

Il "prolasso della valvola mitrale" è una cardiopatia?

«Per concludere, nella stragrande maggioranza dei casi, il prolasso della valvola mitrale non è una vera "cardiopatia". Il più delle volte si tratta di minime alterazioni della valvola, senza alcun riflesso negativo sulla funzione cardiaca. Esistono casi di prolassi importanti che determinano insufficienza della valvola rilevanti, tali da determinare, nel tempo insufficienza cardiaca. Ma, fortunatamente, sono rari e facilmente diagnosticabili, per la presenza, ad esempio, di un "soffio cardiaco" importante".»

Le citazioni sono tratte dal testo di Sandro Petrolati, www.anmcolazio.it